venerdì 11 novembre 2016
Lo sb(l)occo dello scrittore.
"La buona letteratura è stata sempre il prodotto di una nevrosi"
W.Clark Styron
Quanti pezzi ho lasciato a metà nella mia vita, lettere mai concluse, pensieri scritti frettolosamente che assumono le sembianze di diarrea cagata a spruzzo da un alcolizzato, come se tutto quello che avessi dentro fosse un enorme cumulo di merda che intasa il colon, uno stronzo che non riesce a farsi spazio nelle pareti rettali. La definirei stitichezza letteraria.
Penso che quello che si dice riguardo gli scrittori sia in parte vero (escludendomi a priori da questa cerchia di artisti) lo scrittore è colui che beve, si deprime e partorisce pensieri bellissimi perchè tutta la delusione che accumula nella sua vita riesce a riportarla su carta, quel sentimento cupo che traspare dalla sofferenza e la voglia di trasmetterlo agli altri fanno di un semplice uomo che scrive, un gran scrittore.
Quando l'usanza era ancora l'inchiostro su carta i sentimenti erano palpabili, si riusciva a distinguere dalla calligrafia cosa provasse l'autore che ha deciso di far nascere determinati concetti. Quello che mi accomuna a loro è la sofferenza, un enorme valvola di sfogo per continuare a pestare i polpastrelli su questi pulsanti elettronici che hanno fatto strage di penna e calamaio. Quella e il vino.
Ci sono attimi in cui mi pento per tutte le cose mai finite, non scritte e talvolta cancellate, ma questa volta per quanto possa sembrare ridicolo voglio provarci a scrivere qualcosa che riguarda la mia vita, è un dovere che ho nei confronti di me stessa.
Per raccontarlo con una metafora comprensibile a tutti; la vita è la zanzara superstite della stagione estiva che aspetta, chiusa nel tuo bagno, il momento che ti abbassi le mutande per cagare, così che possa pungerti il culo.
Perchè nella vita è un attimo che provi la felicità ed entri subito nel tunnel della dipendenza, proprio quando sei pronta a scoprirti e ad accettarla, ti rendi vulnerabile a forze estranee che finiranno inevitabilmente per deluderti, sfondando quella inespugnabile barriera di carta velina dalla quale è composta la felicità.
L'ironia è proprio questa, basta davvero poco per rompere la felicità, come le ali di una farfalla che sono abbastanza robuste per farla volare eppure così fragili che possono spezzarsi col vento.
Ma la farfalla è solo un bruco di merda che ha passato metà della sua esistenza chiuso in un bozzolo e che cazzo può capirne del mondo, quale caleidoscopio dalle mille sfumature marroni che colora l'esistenza di ognuno di noi. La verità è che dietro a tutte queste metafore da pseudo "poètes maudits" sono incazzata come una iena e vorrei solo bestemmiare, correre e bestemmiare. Vorrei farlo davvero un pezzo dove in ogni riga è contenuta un ingiuria a dio (volutamente e rigorosamente in minuscolo) ma non sarebbe comunque abbastanza per far capire a chi legge tutto l'odio che provo.
Basta davvero poco a rompere le ali della farfalla e parallelamente anche i coglioni, ma il problema vero è che quando ti stai crogiolando nei buoni propositi dei tuoi viaggi mentali, nella casetta colorata che hai edificato dentro il tuo cervello, per un attimo riesci a dimenticarti che il mondo che ti circonda è veramente una merda, quando sai benissimo che non esiste niente, non dura niente, non c'è soddisfazione che puoi trarre dal niente, perchè il niente è vuoto, buio.
La missione sociale sempre più diffusa dell'ottimismo, "vedrai andrà tutto bene" l'incoraggiamento che ricevi spasmodicamente da chi ti circonda è deleterio, malsano e inutile. C'è troppo buonismo in questa cazzo di vita, c'è troppo interesse nel voler rendere bella e accettata ogni cosa persino una vita di merda, è una gara a chi riesce a motivarti di più, come se da questo ne giovassero gli organi genitali, con l'insistenza di chi ha dispensato qualsiasi consiglio pur di vederti sorridere, "non demordere" già non demordere, arrivi anche al punto di fare finta di stare bene così che questa masturbazione mentale possa concludersi in un esplosione di gioia e felicità, così che possano smetterla di motivarti, di farti vedere il lato bello della latrina sulla quale eiaculano le loro perle di saggezza buddiste, i loro mantra del cazzo ripetuti all'unisono per riuscire a raggiungere quella condizione di pace interiore tanto agognata, la loro ovviamente, mai la tua.
Perchè non esiste nessuno che ti dice in totale onestà "lascia perdere" ?
Perchè le persone non riescono ad accettare il fallimento nel cercare di farti stare bene?
Non c'è nessun risarcimento morale nel vedere la faccia sorridente di un altra persona.
Può essere che mi piace questa condizione perchè la trovo comoda.
Può essere che quello che voi cercate di evitare, io amo inseguirlo.
Può essere che dove voi vedete cose brutte e negative io ci vedo un opportunità, perchè c'è sempre qualcosa che ne trae vantaggio, in questo caso la scrittura che si nutre prevalentemente di delusioni, pessimismo e nevrosi.
Ed è vero mi pento di tutte le cose non scritte e mai dette perchè la mia testa è davvero un bel resort nel quale rimuginare, chiusa in solitudine come un eremita tibetano, perennemente buio e freddo. In quest'oasi di pace mi vengono in mente tutte le cose belle che non ho mai detto a nessuno, se mi sforzo riesco a produrre qualche pensiero positivo e potrei dirti che sei un bellissimo colore che non hanno ancora inventato, che mi ricordi un film che non ho mai visto, che hai il profumo di un tramonto mentre canto una canzone che non esiste.
Ma preferisco dirti che sei l'ultimo cane cagato per sbaglio a questo mondo, che vorrei non averti mai incontrato, che mi caverei gli occhi piuttosto che incrociare nuovamente il mio sguardo col tuo, che l'unico motivo che ho per ringraziati è quello di avermi aperto il petto e cagato sul cuore, regalandomi così moltissimo materiale sul quale scrivere.
Grazie di tutto il male che mi hai dato è l'unica cosa utile che sei riuscito a fare, una scossa morale che mi ha catapultato fuori dalla fogna nella quale mi ero impantanata.
Che poi, la felicità è davvero troppo sopravvalutata, in questo breve periodo idilliaco non son riuscita a mettere insieme due frasi di senso compiuto su questo blog di merda che fortunatamente nessuno si caga, perchè quando sei felice non pensi a un cazzo, tranne all'egoismo di voler preservare quello che hai, come un cucciolo di cane mezzo morto che trovi all'angolo della strada, potresti mettere fine alle SUE sofferenze investendolo con la macchina, invece per egoismo e per evitare la TUA sofferenza decidi di tenerlo in vita finché non muore tra mille agonie, posticipando quelle due lacrime che spalancheranno le porte ad un sentimento che purtroppo hai dimenticato, quell'angolo nero e schifoso della tua anima che pensavi non esistesse più, e finalmente anche tu proverai cosa vuol dire ricevere il cazzotto allo stomaco che porta il nome di delusione.
Bisogna riconoscere il merito alla delusione, che tra mille difetti, ha il pregio di non deludere mai.
Aspetta in un angolo silenziosa, aspetta da un momento all'altro che il tuo idillio tiri le cuoia, non interviene, non interferisce, sta zitta la delusione perchè è paziente.
Tanto lo sa, prima o poi ti abbasserai quelle mutande per andare a cagare e lei sarà là pronta ad accoglierti tra le sue braccia nere, fatte di sogni infranti, lacrime e merda.
Credit: Shawn Coss for more: https://www.facebook.com/ShawnCossArtrocities
Elena_
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