In rari momenti di lucidità, mi capita di intraprendere discussioni su determinati argomenti considerati tabù e come spesso accade, mi ritrovo a parlarne con gli amici ma dimentico sempre di essere in luoghi pubblici e non nel salotto di casa mia, luoghi pubblici frequentati da gente pubblica dotata di pubblico udito, e puntualmente ogni volta che si discute su svariate tematiche utilizzando termini che sono considerati dai più "offensivi", devo subire la tempesta di sguardi ricolmi d'ira nei miei confronti.
E i termini son sempre gli stessi:
Appellare cittadini di origine africana di pantagruelica pigmentazione, come NEGRI.
Parlare liberamente di autismo, trisomia e altre deviazioni mentali concludendone una diagnosi anche per il mio gatto.
Asserire tranquillamente che l'obesità non è considerabile una malattia piuttosto la conclusione di una dipendenza.
E via discorrendo.
E i termini son sempre gli stessi:
Appellare cittadini di origine africana di pantagruelica pigmentazione, come NEGRI.
Parlare liberamente di autismo, trisomia e altre deviazioni mentali concludendone una diagnosi anche per il mio gatto.
Asserire tranquillamente che l'obesità non è considerabile una malattia piuttosto la conclusione di una dipendenza.
E via discorrendo.
Oggi vorrei analizzare questi punti, alternando anche i giudizi che sono costretta ad ascoltare da parte di quella fetta di società, vieppiù crescente, che non capisce l'ironia.
Iniziamo da quello che secondo me è il tabù più condannato dalla benevola gente, tanto da guadagnarsi una censura come riferimento al termine stesso, sto parlando alla parola NEGRO.
Fin dai tempi antichi, più o meno quando ha iniziato a prendere parte nella civiltà, la cultura disumana della schiavitù, ci si è riferiti ad una parte della popolazione chiamandola negri, dal termine negroide, negride o congoide quale: "classificazione antropologica dell'Homo sapiens, indica una tipologia umana comprendente i ceppi dei pigmidi e dei negridi, individui che presentano pelle molto scura, prognatismo, capelli crespi, dolicocefalia.." (Treccani)
Quello che è successo dopo, dall'analisi dei popoli al commercio degli esseri umani, è riprovevole e non posso che condannare i gesti compiuti su quella parte di società.
Fin dai tempi antichi, più o meno quando ha iniziato a prendere parte nella civiltà, la cultura disumana della schiavitù, ci si è riferiti ad una parte della popolazione chiamandola negri, dal termine negroide, negride o congoide quale: "classificazione antropologica dell'Homo sapiens, indica una tipologia umana comprendente i ceppi dei pigmidi e dei negridi, individui che presentano pelle molto scura, prognatismo, capelli crespi, dolicocefalia.." (Treccani)
Quello che è successo dopo, dall'analisi dei popoli al commercio degli esseri umani, è riprovevole e non posso che condannare i gesti compiuti su quella parte di società.
Ciò non dovrebbe privarci della libertà di utilizzare la parola negro, perchè anche se si è sempre usato questo termine in modo offensivo, non tutti discendiamo da una stirpe di padroni bianchi che hanno frustato dei negri per raccogliere il cotone nei propri campi e gli americani, che la sanno lunga su questa faccenda, si sono inventati un orribile termine ben più offensivo della parola stessa; "the N word" ovvero, "la parola con la N". Ogni volta che un giornalista usa il termine "the N word" sta instillando nell'ascoltatore come un messaggio subliminale, la parola negro, senza però prendersi le sue responsabilità, come dire "non sto dicendo negro perchè non posso dirlo, ma siccome vorrei, vi lascio la libertà di pensarlo" come se rilegare tutto ad una singola lettera, rendesse la persona meno razzista di quanto voglia far credere.
E la reazione più scontata del benpensante è: "non puoi dire negro è razzista, si dice nero, solo i neri possono chiamarsi negri tra loro"
NO.
Il termine negro, può e dovrebbe essere usato senza alcuna remore, perchè so benissimo di non essere razzista e non sto aggiungendo un aggettivo dispregiativo al termine stesso, come "sporco negro" o "negro di merda" NO, uso il termine negro anche con i negri e non dovrebbero in alcun modo avere il diritto di sentirsi offesi dato che appunto è un termine utilizzato da loro in primis. Non utilizzo la parola negro per far capire a chi mi circonda il colore della pelle, lo utilizzo per descrivere una cultura, un costume, un usanza, tipica appunto di quel popolo, il razzismo è una cosa insita negli esseri umani che hanno paura ad usare quella parola per esteso, perchè sanno benissimo di essere xenofobi sotto sotto e quindi sperano di nascondere la loro macchia d'animo utilizzando solo la prima lettera della parola incriminata. Quindi non fate gli handicappati e lasciatemi dire NEGRO.
E qua arriviamo al secondo punto, la crociata contro la parola HANDICAPPATI, nel giro di una decade si sono inventati un centinaio di termini per sostituire la parola handicappato con; ritardato, disabile, diversamente abile, speciale, diversamente normodotato, sempre per sollevarsi dalla responsabilità di non utilizzare il termine giusto per far riferimento alle persone affette da quella situazione fisica o mentale che non rientra nei canoni della normalità.
Invece il termine handicappato, ha un significato molto bello, nato appunto da una delle arti più nobili che da sempre ha unito popoli diversi, lo sport.
Treccani (che mi piace molto) definisce il termine handicappato come:
"Impedimento,
disagio fisico o mentale. Nato
nel mondo del gioco e dello sport, il termine handicap si
riferisce alla condizione di svantaggio o di inferiorità nei
confronti dei propri simili di una persona con problemi fisici o
mentali. L'handicap può essere permanente e irreversibile oppure
momentaneo...La parola è di origine inglese: hand-in-cap (che
letteralmente significa "mano nel berretto") era il nome di
un gioco d'azzardo diffuso nel Seicento. Il gioco si basava sul
baratto tra due giocatori, di due oggetti di diverso
valore; il giocatore che offriva l'oggetto che valeva meno doveva
aggiungere a questo la somma di denaro necessaria per arrivare al
valore dell'altro oggetto, così che lo scambio potesse avvenire alla
pari. Da allora, il termine handicap è passato nel
linguaggio sportivo internazionale: indica lo svantaggio che viene
attribuito in una gara al concorrente che ha maggiori possibilità di
successo, per dare a tutti quelli che gareggiano la stessa
probabilità di vincere. Così, il risultato della gara non è già
scontato in partenza.."
Non vedo nulla di offensivo.
L'essere considerati diversi non penso che possa ledere la dignità di una persona. Perchè alle volte il diverso è sinonimo di unicità e altre volte è discriminatorio? La diversità è di tutti, è ciò che ci distingue dagli oggetti fabbricati in serie, quel dettaglio che aiuta a ricordare chi sei;
"sai ho visto Gino"
"Gino chi?"
"beh dai Gino, insomma, lui, quello un po' speciale, un po' come dire.. strano no? Gino... dai che hai capito!"
"non ho capito a quale Gino ti stai riferendo"
"dai cazzo GINO! quello diversamente uguale o ugualmente normodotato, sai, Gino, con le stampelle.. che parla un po così, gnegnegne, che ha un problema.."
"ma il ragazzo handicappato?"
"eh ma non è bello dire handicappato"
E invece dire che ha un problema è meglio? Burlarsi di lui irridendone il modo di parlare è politicamente corretto? Fare svariati riferimenti alle sue condizioni fisiche per far capire di chi parli è più accettato dalla società? DILLO CHIARO E TONDO, handicappato, penso che sia molto più offensivo girare attorno ad un termine piuttosto che utilizzare le parole del nostro vocabolario, ma non nei confronti della persona, nei confronti della tua lingua.
Anche perchè non penso che gli handicappati abbiano un problema, quelli sono gli obesi.
E si, gli obesi che non sono diversi dai tossici, si dai tossici, dagli eroinomani, dai cocainomani, dagli alcolizzati, dai giocatori d'azzardo, tossici appunto che hanno un PROBLEMA con la dipendenza dalle cose, in questo caso dal cibo. L'obesità è solo la conseguenza di uno stile di vita sbagliato, la conclusione ad una noncuranza di se stessi: Es. mangi le caramelle? ti vengono le carie. Sollevi gli oggetti pesanti facendo leva sui reni? ti viene il mal di schiena. Decidi autonomamente e senza essere costretto da nessuno di ingerire cibi ricolmi di grassi saturi, fottendotene di te stesso, senza fare alcun tipo di attività fisica che non sia sollevare il tuo enorme culo dal divano al frigo? diventi obeso.
Mangiare è bello e nessuno lo mette in dubbio, io stessa ingurgiterei chili e chili di fritto misto tutti i giorni, se la conseguenza non fosse quella di lievitare di 10 chili al mese assumendo l'aspetto di un narvalo spiaggiato.
"non è vero, l'obesità è una malattia, voglio il pass per gli invalidi perchè non posso parcheggiare così lontano da casa"
"e per quale stracazzo di motivo non puoi? non sia mai che rischi di perdere qualche grammo, sudando fino al raggiungimento del traguardo?"
"no perchè questa è quella che sono, non voglio omologarmi ad una taglia imposta dalla società che vuole solo donne magre"
"ma sei omologata ad una taglia imposta dai fast food, facendo felice i cassamortari che ben presto dovranno incappottarti nel mogano quando le tue arterie verranno ostruite dai cheeseburger"
Non me ne strafrega un cazzo delle taglie imposte dalla società, non mi interessa fare in modo che tutti assomiglino a modelli di Vanity Fair, ma ugualmente non penso che la tua obesità debba essere uguagliata a chi ha un handicap che non ha scelto o per il quale non ha colpa, non puoi metterti sullo stesso piano di un tetraplegico che lavorando è caduto dal ponteggio e ora è costretto a deambulare sulla sedia a rotelle, o paragonarti ad un bambino nato con un solo fottutissimo cromosoma in più che gli ha incasinato la vita senza che lui abbia fatto nulla per meritarselo. Tu hai scelto di condurre la tua vita nel baratro della dipendenza dai grassi, e sei tranquillamente paragonabile all'eroinomane che non riesce a fare a meno di quella deliziosa sostanza marrone che, inevitabilmente, lo porterà alla morte. Ma non ho mai visto un eroinomane che pretende il parcheggio riservato, che si vanta della sua condizione perchè "non omologato alle taglie imposte della società", i tossicodipendenti si autocommiserano in continuazione eppure non fanno niente per migliorare, alcuni forse, ma non tutti, cosi come non tutti i ciccioni sono felici, moltissimi si rifugiano nel cibo, nella comodità per sfuggire alla loro vita miserabile, penso che vadano aiutati come ogni essere umano che ha una dipendenza ma di certo fornirgli dei buoni sconto alimentari e il parcheggio agevolato non li aiuterà ad uscire dal tunnel della crema fritta.
Concludendo, tutto questo si sarebbe potuto evitare se ogni stronzata informatica non avesse influenzato la vita di troppe persone, stili di vita e mode nate su internet, dove ogni obesa in lingerie può considerarsi " bellissima", "originale", "diversa", no Tess Holliday non sei diversa, hai un fottuto problema alimentare e orde di giovani rincoglionite ti adorano e ti imitano, cosi come altrettante aspiranti aspirapolveri hanno imitato ai suoi tempi Kate Moss, declino sociale in entrambi i casi.
Esisteva un tempo in cui le persone usavano le parole giuste, quando mia madre mi raccontò candidamente del primo "negretto" che vide e incuriosita lo accarezzò, quando mia nonna parlando di un signore autistico che saliva sull'autobus con noi, diceva "Lelle è solo handicappato, non ti spaventare se ti abbraccia", quando le persone non sbandieravano i loro problemi per trarne un conforto fittizio.
Ma sopratutto quando non c'era il diritto di sentirsi offesi per un termine che identifica una categoria di cui si fa parte perchè questo non implica un giudizio ma un semplice riconoscimento.
Non esistono parole cattive.
Non esistono parole cattive.
(Scritto da una nana malefica)
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