venerdì 11 novembre 2016

Lo sb(l)occo dello scrittore.


"La buona letteratura è stata sempre il prodotto di una nevrosi"
W.Clark Styron



Quanti pezzi ho lasciato a metà nella mia vita, lettere mai concluse, pensieri scritti frettolosamente che assumono le sembianze di diarrea cagata a spruzzo da un alcolizzato, come se tutto quello che avessi dentro fosse un enorme cumulo di merda che intasa il colon, uno stronzo che non riesce a farsi spazio nelle pareti rettali. La definirei stitichezza letteraria. 
Penso che quello che si dice riguardo gli scrittori sia in parte vero (escludendomi a priori da questa cerchia di artisti) lo scrittore è colui che beve, si deprime e partorisce pensieri bellissimi perchè tutta la delusione che accumula nella sua vita riesce a riportarla su carta, quel sentimento cupo che traspare dalla sofferenza e la voglia di trasmetterlo agli altri fanno di un semplice uomo che scrive, un gran scrittore. 
Quando l'usanza era ancora l'inchiostro su carta i sentimenti erano palpabili, si riusciva a distinguere dalla calligrafia cosa provasse l'autore che ha deciso di far nascere determinati concetti. Quello che mi accomuna a loro è la sofferenza, un enorme valvola di sfogo per continuare a pestare i polpastrelli su questi pulsanti elettronici che hanno fatto strage di penna e calamaio. Quella e il vino. 

Ci sono attimi in cui mi pento per tutte le cose mai finite, non scritte e talvolta cancellate, ma questa volta per quanto possa sembrare ridicolo voglio provarci a scrivere qualcosa che riguarda la mia vita, è un dovere che ho nei confronti di me stessa.

Per raccontarlo con una metafora comprensibile a tutti; la vita è la zanzara superstite della stagione estiva che aspetta, chiusa nel tuo bagno, il momento che ti abbassi le mutande per cagare, così che possa pungerti il culo. 
Perchè nella vita è un attimo che provi la felicità ed entri subito nel tunnel della dipendenza, proprio quando sei pronta a scoprirti e ad accettarla, ti rendi vulnerabile a forze estranee che finiranno inevitabilmente per deluderti, sfondando quella inespugnabile barriera di carta velina dalla quale è composta la felicità. 
L'ironia è proprio questa, basta davvero poco per rompere la felicità, come le ali di una farfalla che sono abbastanza robuste per farla volare eppure così fragili che possono spezzarsi col vento. 

Ma la farfalla è solo un bruco di merda che ha passato metà della sua esistenza chiuso in un bozzolo e che cazzo può capirne del mondo, quale caleidoscopio dalle mille sfumature marroni che colora l'esistenza di ognuno di noi. La verità è che dietro a tutte queste metafore da pseudo "poètes maudits" sono incazzata come una iena e vorrei solo bestemmiare, correre e bestemmiare. Vorrei farlo davvero un pezzo dove in ogni riga è contenuta un ingiuria a dio (volutamente e rigorosamente in minuscolo) ma non sarebbe comunque abbastanza per far capire a chi legge tutto l'odio che provo. 

Basta davvero poco a rompere le ali della farfalla e parallelamente anche i coglioni, ma il problema vero è che quando ti stai crogiolando nei buoni propositi dei tuoi viaggi mentali, nella casetta colorata che hai edificato dentro il tuo cervello, per un attimo riesci a dimenticarti che il mondo che ti circonda è veramente una merda, quando sai benissimo che non esiste niente, non dura niente, non c'è soddisfazione che puoi trarre dal niente, perchè il niente è vuoto, buio. 

La missione sociale sempre più diffusa dell'ottimismo, "vedrai andrà tutto bene" l'incoraggiamento che ricevi spasmodicamente da chi ti circonda è deleterio, malsano e inutile. C'è troppo buonismo in questa cazzo di vita, c'è troppo interesse nel voler rendere bella e accettata ogni cosa persino una vita di merda, è una gara a chi riesce a motivarti di più, come se da questo ne giovassero gli organi genitali, con l'insistenza di chi ha dispensato qualsiasi consiglio pur di vederti sorridere, "non demordere" già non demordere, arrivi anche al punto di fare finta di stare bene così che questa masturbazione mentale possa concludersi in un esplosione di gioia e felicità, così che possano smetterla di motivarti, di farti vedere il lato bello della latrina sulla quale eiaculano le loro perle di saggezza buddiste, i loro mantra del cazzo ripetuti all'unisono per riuscire a raggiungere quella condizione di pace interiore tanto agognata, la loro ovviamente, mai la tua. 

Perchè non esiste nessuno che ti dice in totale onestà "lascia perdere" ?
Perchè le persone non riescono ad accettare il fallimento nel cercare di farti stare bene? 
Non c'è nessun risarcimento morale nel vedere la faccia sorridente di un altra persona.

Può essere che mi piace questa condizione perchè la trovo comoda. 
Può essere che quello che voi cercate di evitare, io amo inseguirlo. 
Può essere che dove voi vedete cose brutte e negative io ci vedo un opportunità, perchè c'è sempre qualcosa che ne trae vantaggio, in questo caso la scrittura che si nutre prevalentemente di delusioni, pessimismo e nevrosi. 
Ed è vero mi pento di tutte le cose non scritte e mai dette perchè la mia testa è davvero un bel resort nel quale rimuginare, chiusa in solitudine come un eremita tibetano, perennemente buio e freddo. In quest'oasi di pace mi vengono in mente tutte le cose belle che non ho mai detto a nessuno, se mi sforzo riesco a produrre qualche pensiero positivo e potrei dirti che sei un bellissimo colore che non hanno ancora inventato, che mi ricordi un film che non ho mai visto, che hai il profumo di un tramonto mentre canto una canzone che non esiste. 
Ma preferisco dirti che sei l'ultimo cane cagato per sbaglio a questo mondo, che vorrei non averti mai incontrato, che mi caverei gli occhi piuttosto che incrociare nuovamente il mio sguardo col tuo, che l'unico motivo che ho per ringraziati è quello di avermi aperto il petto e cagato sul cuore, regalandomi così moltissimo materiale sul quale scrivere. 
Grazie di tutto il male che mi hai dato è l'unica cosa utile che sei riuscito a fare, una scossa morale che mi ha catapultato fuori dalla fogna nella quale mi ero impantanata.

Che poi, la felicità è davvero troppo sopravvalutata, in questo breve periodo idilliaco non son riuscita a mettere insieme due frasi di senso compiuto su questo blog di merda che fortunatamente nessuno si caga, perchè quando sei felice non pensi a un cazzo, tranne all'egoismo di voler preservare quello che hai, come un cucciolo di cane mezzo morto che trovi all'angolo della strada, potresti mettere fine alle SUE sofferenze investendolo con la macchina, invece per egoismo e per evitare la TUA sofferenza decidi di tenerlo in vita finché non muore tra mille agonie, posticipando quelle due lacrime che spalancheranno le porte ad un sentimento che purtroppo hai dimenticato, quell'angolo nero e schifoso della tua anima che pensavi non esistesse più, e finalmente anche tu proverai cosa vuol dire ricevere il cazzotto allo stomaco che porta il nome di delusione. 

Bisogna riconoscere il merito alla delusione, che tra mille difetti, ha il pregio di non deludere mai. 

Aspetta in un angolo silenziosa, aspetta da un momento all'altro che il tuo idillio tiri le cuoia, non interviene, non interferisce, sta zitta la delusione perchè è paziente. 
Tanto lo sa, prima o poi ti abbasserai quelle mutande per andare a cagare e lei sarà là pronta ad accoglierti tra le sue braccia nere, fatte di sogni infranti, lacrime e merda. 








Credit:
 Shawn Coss for more: https://www.facebook.com/ShawnCossArtrocities


Elena_


mercoledì 14 settembre 2016

Da full hard a foulard il passo è breve.

Era il 14 maggio 2015 quando scrissi l'articolo riguardante Tiziana Cantone, nel mio defunto blog "Mysantropia" (r.i.p. fedele blog insegna agli angeli ecc..ecc..) 
Dato che la storia si ripete, ho deciso di riproporvi quello che ho scritto anzitempo "paro paro", per poi trarne una conclusione mediante la mia ineccepibile logica. 

GIUSTIZIARE A CANNONATE LA NOBILE ARTE DEL PORNO AMATORIALE, PER FARE SPAZIO AI POMPINI CAMPANI

Oggi vorrei analizzare un fenomeno sempre più in crescita nell'inesauribile cloaca del web. Il titolo parla da se, ed effettivamente basterebbe quello per farvi capire cosa sta succedendo alla nobile arte del porno "Amateur", quello classico ITALIANO, come la pizza, una delle poche cose di cui andare fieri in questo paese. Un tempo il patriottismo stava nelle calde mutande delle casalingue italiane che, dopo aver preparato i ravioli, si spalmavano sul tavolo per farsi prendere a colpi di mattarello di carne dal marito, con una videocamera montata su un cavalletto instabile, peli sotto le ascelle e farina in ogni dove. 

Tutto questo è stato giustiziato.

Il romanticismo di chi indossa una maschera nera per nascondere la propria identità, mariti che sfoggiano divise da manutentori per inscenare un fittizio tradimento, le porcate nostrane, inquadrature non proprio corrette, opera di persone che non sono professioniste del mestiere ma sanno scopare.

Tutto questo è stato preso a cannonate come il responsabile delle forze armate nord coreane. 

Come?
NAPOLI, innumerevole fonte di scarti sociali, cagati al mondo da uteri che sarebbero dovuti restare sterili, NAPOLI. 
Che poi se non è Napoli ma Caserta, poco ci manca. 

Accade che una tale Tiziana Cantone (si, ci metto nome e cognome perchè ormai la sua bocca è di dominio puBico) una sera decide di tradire suo marito, o inscenarne il fatto, e fin qui tutto nella norma, finché non succede che l'amante in questione tale Alessandro Palumbo, si improvvisa Riccardo Schicchi e decide di filmare la suddetta Tiziana. 
Ma che birbante, scorretto doppiogiochista!
La perspicace Tiziana si accorge del misfatto, probabilmente per il riverbero del flash del cellulare che le sta sbarellando in faccia e pone un quesito all'amante, un quesito semplice, inequivocabile, assoluto e con poche possibilità di risposta: 

"Mi stai facendo un video?"
"Si"
"BRAVO!"

Ora, le parole della vittima Tiziana, potrebbero essere state fraintese dai maliziosi che hanno visto il video, pochi eh, pochissimi, pochi intimi, ma proprio du' gatti.. 

Cosa voleva intendere con quel "Bravo"?

Era forse un riferimento a Claudio Bravo, portiere della nazionale cilena? 
O forse intendeva Fiat Bravo, compatta berlina Torinese?
Magari voleva solo un bicchiere di succo di frutta Bravo!
Voleva vedere il cartone animato Jhonny Bravo? 
Oppure fare un giro sul ciclomotore Bravo!
Potrebbe anche essere che voleva affibbiare al Palumbo l'aggettivo di Bravo, a indicare il suo servizio ai signorotti di campagna che comandavano l'italia settentrionale tra il cinquecento e il seicento. 

Era sicuramente questo, quello che intendeva dire la pudica Tiziana. 

Orbene, non voglio stare qui a disquisire sulle ragioni di uno o dell'altro tanto si sa, la parte lesa è, e resterà sempre la femmina. 
Nobile razza canina.

Ma cosa voglio dirvi, descrivendovi tutto questo? Cosa?

"Ora ti dico adesso cosa"..

...chiamerò un plotone di esecuzione militaresco strafatto di fedeltà, per fare un lavoretto in questo cesso, con un paio di mitra e un cannone antiaereo.. HAI SENTITO QUELLO CHE HO DETTO NAPOLECAGNA DI MERDA? Con te non ho finito manco per il cazzo ho una cura coreana per il tuo culo. 
O magari no, lei a differenza del capo delle forze armate nord coreane, colpevole solo di essersi addormentato, gradirebbe ricevere una lezione simile, così come ha gradito essere presa a schiaffi di minchia sul mento, tanto che dopo quel video ne sono spuntati altri due, e ne spunteranno altri.

Vi ricordate di "Forza Chiara da Perugia"? 
Chi appartiene alla generazione di segaioli che negli anni 90 hanno incollato le pagine del catalogo intimo della Postalmarket, sa. 
Purtroppo è stata messa da parte, per fare spazio a Tiziana Bravo da Napoli. 

Ho un unico sogno, avere un Kim Jong-un per ogni nuova aspirante troia che spunta sul web, perchè siete colpevoli di alto tradimento nei confronti della vostra stessa dignità. 

-Elle- (14/05/2015)




Ieri a distanza di più di un anno, quando tutti i goliardi segaioli si erano piacevolmente dimenticati dell'esistenza della bocchivendola partenopea, la nostra cara Tiziana Cantone ha deciso di togliersi la vita, impiccandosi con un foulard. Come a voler rivendicare un diritto di signorilità, andandosene con un accessorio elegante. 
Questo, come era prevedibile, ha fatto spuntare stormi di moralisti fin dal più improbabile dei luoghi, tipo pagine cristiane con immagini di madonne contrite, femminazi che rivendicano la libertà sessuale di tutti, ma non la libertà di fare ironia, difensori della patria e della vagina che si assicurano un accesso agevolato al sacro buco, vips socials very trasgressive che hanno un passato simile a quello di Tiziana ma purtroppo sono ancora in vita, eccetera... eccetera...
E tutti sostenitori di una grandissima stronzata da usare come scudo: "e se fosse successo a te? Eh? O ad un tuo parente? Eh? Che ne puoi sapere" 
Posso sapere che tutte le azioni hanno una conseguenza, che le vittime non possono essere definite tali se loro stesse hanno consciamente compiuto dei gesti che le hanno portate alla rovina. Rivendicare la libertà sessuale di un individuo e condannare la libertà di fare ironia è come un cane che mangia lo stronzo che ha appena deposto. 
Mostrare finta pietà o dispiacere per una faccenda del tutto evitabile è da imbecilli con il disturbo ossessivo compulsivo della giustizia popolare. 
Tranquilli, domani vi sarete dimenticati tutto, cosi come vi siete dimenticati in tutti questi anni degli stupri di branco e del turismo sessuale perpetuato dai mangia spaghetti all'estero. 
Tuttavia vorrei anche citare i complottisti che dietro al l'avatar di Guy Fawkes, cospirano che le lobby massoniche abbiano obbligato Tiziana ad inscenare la propria morte come Jim Morrison, per concedergli una vita migliore con il leader supremo nella fratellanza di scientology. 
Come sempre le personalità stupide sono fonte inesauribile di ispirazione e non parlo della suicida, mi riferisco a tutti quelli che condannano la risata. Una risata anche se inappropriata non potrà mai uccidere, la stupidità si:
"Quando la dissacrazione è a portata di stupido, bisogna dissacrare lo stupido" 


-Elle-

venerdì 9 settembre 2016

Parole Cattive

In rari momenti di lucidità, mi capita di intraprendere discussioni su determinati argomenti considerati tabù e come spesso accade, mi ritrovo a parlarne con gli amici ma dimentico sempre di essere in luoghi pubblici e non nel salotto di casa mia, luoghi pubblici frequentati da gente pubblica dotata di pubblico udito, e puntualmente ogni volta che si discute su svariate tematiche utilizzando termini che sono considerati dai più "offensivi", devo subire la tempesta di sguardi ricolmi d'ira nei miei confronti.
E i termini son sempre gli stessi:
Appellare cittadini di origine africana di pantagruelica pigmentazione, come NEGRI.
Parlare liberamente di autismo, trisomia e altre deviazioni mentali concludendone una diagnosi anche per il mio gatto.
Asserire tranquillamente che l'obesità non è considerabile una malattia piuttosto la conclusione di una dipendenza.
E via discorrendo.

Oggi vorrei analizzare questi punti, alternando anche i giudizi che sono costretta ad ascoltare da parte di quella fetta di società, vieppiù crescente, che non capisce l'ironia.
Iniziamo da quello che secondo me è il tabù più condannato dalla benevola gente, tanto da guadagnarsi una censura come riferimento al termine stesso, sto parlando alla parola NEGRO.
Fin dai tempi antichi, più o meno quando ha iniziato a prendere parte nella civiltà, la cultura disumana della schiavitù, ci si è riferiti ad una parte della popolazione chiamandola negri, dal termine negroide, negride o congoide quale: "classificazione antropologica dell'Homo sapiens, indica una tipologia umana comprendente i ceppi dei pigmidi e dei negridi, individui che presentano pelle molto scura, prognatismo, capelli crespi, dolicocefalia.." (Treccani)
Quello che è successo dopo, dall'analisi dei popoli al commercio degli esseri umani, è riprovevole e non posso che condannare i gesti compiuti su quella parte di società.
Ciò non dovrebbe privarci della libertà di utilizzare la parola negro, perchè anche se si è sempre usato questo termine in modo offensivo, non tutti discendiamo da una stirpe di padroni bianchi che hanno frustato dei negri per raccogliere il cotone nei propri campi e gli americani, che la sanno lunga su questa faccenda, si sono inventati un orribile termine ben più offensivo della parola stessa; "the N word" ovvero, "la parola con la N". Ogni volta che un giornalista usa il termine "the N word" sta instillando nell'ascoltatore come un messaggio subliminale, la parola negro, senza però prendersi le sue responsabilità, come dire "non sto dicendo negro perchè non posso dirlo, ma siccome vorrei, vi lascio la libertà di pensarlo" come se rilegare tutto ad una singola lettera, rendesse la persona meno razzista di quanto voglia far credere. 
E la reazione più scontata del benpensante è: "non puoi dire negro è razzista, si dice nero, solo i neri possono chiamarsi negri tra loro" 
NO. 
Il termine negro, può e dovrebbe essere usato senza alcuna remore, perchè so benissimo di non essere razzista e non sto aggiungendo un aggettivo dispregiativo al termine stesso, come "sporco negro" o "negro di merda" NO, uso il termine negro anche con i negri e non dovrebbero in alcun modo avere il diritto di sentirsi offesi dato che appunto è un termine utilizzato da loro in primis. Non utilizzo la parola negro per far capire a chi mi circonda il colore della pelle, lo utilizzo per descrivere una cultura, un costume, un usanza, tipica appunto di quel popolo, il razzismo è una cosa insita negli esseri umani che hanno paura ad usare quella parola per esteso, perchè sanno benissimo di essere xenofobi sotto sotto e quindi sperano di nascondere la loro macchia d'animo utilizzando solo la prima lettera della parola incriminata. Quindi non fate gli handicappati e lasciatemi dire NEGRO.

E qua arriviamo al secondo punto, la crociata contro la parola HANDICAPPATI, nel giro di una decade si sono inventati un centinaio di termini per sostituire la parola handicappato con; ritardato, disabile, diversamente abile, speciale, diversamente normodotato, sempre per sollevarsi dalla responsabilità di non utilizzare il termine giusto per far riferimento alle persone affette da quella situazione fisica o mentale che non rientra nei canoni della normalità. 
Invece il termine handicappato, ha un significato molto bello, nato appunto da una delle arti più nobili che da sempre ha unito popoli diversi, lo sport. 
Treccani (che mi piace molto) definisce il termine handicappato come: 
"Impedimento, disagio fisico o mentale. Nato nel mondo del gioco e dello sport, il termine handicap si riferisce alla condizione di svantaggio o di inferiorità nei confronti dei propri simili di una persona con problemi fisici o mentali. L'handicap può essere permanente e irreversibile oppure momentaneo...La parola è di origine inglese: hand-in-cap (che letteralmente significa "mano nel berretto") era il nome di un gioco d'azzardo diffuso nel Seicento. Il gioco si basava sul baratto tra due giocatori, di due oggetti di diverso valore; il giocatore che offriva l'oggetto che valeva meno doveva aggiungere a questo la somma di denaro necessaria per arrivare al valore dell'altro oggetto, così che lo scambio potesse avvenire alla pari. Da allora, il termine handicap è passato nel linguaggio sportivo internazionale: indica lo svantaggio che viene attribuito in una gara al concorrente che ha maggiori possibilità di successo, per dare a tutti quelli che gareggiano la stessa probabilità di vincere. Così, il risultato della gara non è già scontato in partenza.."
Non vedo nulla di offensivo.
L'essere considerati diversi non penso che possa ledere la dignità di una persona. Perchè alle volte il diverso è sinonimo di unicità e altre volte è discriminatorio? La diversità è di tutti, è ciò che ci distingue dagli oggetti fabbricati in serie, quel dettaglio che aiuta a ricordare chi sei; 
"sai ho visto Gino" 
"Gino chi?" 
"beh dai Gino, insomma, lui, quello un po' speciale, un po' come dire.. strano no? Gino... dai che hai capito!" 
"non ho capito a quale Gino ti stai riferendo" 
"dai cazzo GINO! quello diversamente uguale o ugualmente normodotato, sai, Gino, con le stampelle.. che parla un po così, gnegnegne, che ha un problema.."
"ma il ragazzo handicappato?"
"eh ma non è bello dire handicappato" 
E invece dire che ha un problema è meglio? Burlarsi di lui irridendone il modo di parlare è politicamente corretto? Fare svariati riferimenti alle sue condizioni fisiche per far capire di chi parli è più accettato dalla società? DILLO CHIARO E TONDO, handicappato, penso che sia molto più offensivo girare attorno ad un termine piuttosto che utilizzare le parole del nostro vocabolario, ma non nei confronti della persona, nei confronti della tua lingua. 
Anche perchè non penso che gli handicappati abbiano un problema, quelli sono gli obesi. 

E si, gli obesi che non sono diversi dai tossici, si dai tossici, dagli eroinomani, dai cocainomani, dagli alcolizzati, dai giocatori d'azzardo, tossici appunto che hanno un PROBLEMA con la dipendenza dalle cose, in questo caso dal cibo. L'obesità è solo la conseguenza di uno stile di vita sbagliato, la conclusione ad una noncuranza di se stessi: Es. mangi le caramelle? ti vengono le carie. Sollevi gli oggetti pesanti facendo leva sui reni? ti viene il mal di schiena. Decidi autonomamente e senza essere costretto da nessuno di ingerire cibi ricolmi di grassi saturi, fottendotene di te stesso, senza fare alcun tipo di attività fisica che non sia sollevare il tuo enorme culo dal divano al frigo? diventi obeso. 
Mangiare è bello e nessuno lo mette in dubbio, io stessa ingurgiterei chili e chili di fritto misto tutti i giorni, se la conseguenza non fosse quella di lievitare di 10 chili al mese assumendo l'aspetto di un narvalo spiaggiato. 
"non è vero, l'obesità è una malattia, voglio il pass per gli invalidi perchè non posso parcheggiare così lontano da casa"
"e per quale stracazzo di motivo non puoi? non sia mai che rischi di perdere qualche grammo, sudando fino al raggiungimento del traguardo?"
"no perchè questa è quella che sono, non voglio omologarmi ad una taglia imposta dalla società che vuole solo donne magre"
"ma sei omologata ad una taglia imposta dai fast food, facendo felice i cassamortari che ben presto dovranno incappottarti nel mogano quando le tue arterie verranno ostruite dai cheeseburger" 
Non me ne strafrega un cazzo delle taglie imposte dalla società, non mi interessa fare in modo che tutti assomiglino a modelli di Vanity Fair, ma ugualmente non penso che la tua obesità debba essere uguagliata a chi ha un handicap che non ha scelto o per il quale non ha colpa, non puoi metterti sullo stesso piano di un tetraplegico che lavorando è caduto dal ponteggio e ora è costretto a deambulare sulla sedia a rotelle, o paragonarti ad un bambino nato con un solo fottutissimo cromosoma in più che gli ha incasinato la vita senza che lui abbia fatto nulla per meritarselo. Tu hai scelto di condurre la tua vita nel baratro della dipendenza dai grassi, e sei tranquillamente paragonabile all'eroinomane che non riesce a fare a meno di quella deliziosa sostanza marrone che, inevitabilmente, lo porterà alla morte. Ma non ho mai visto un eroinomane che pretende il parcheggio riservato, che si vanta della sua condizione perchè "non omologato alle taglie imposte della società", i tossicodipendenti si autocommiserano in continuazione eppure non fanno niente per migliorare, alcuni forse, ma non tutti, cosi come non tutti i ciccioni sono felici, moltissimi si rifugiano nel cibo, nella comodità per sfuggire alla loro vita miserabile, penso che vadano aiutati come ogni essere umano che ha una dipendenza ma di certo fornirgli dei buoni sconto alimentari e il parcheggio agevolato non li aiuterà ad uscire dal tunnel della crema fritta. 
Concludendo, tutto questo si sarebbe potuto evitare se ogni stronzata informatica non avesse influenzato la vita di troppe persone, stili di vita e mode nate su internet, dove ogni obesa in lingerie può considerarsi " bellissima", "originale", "diversa", no Tess Holliday non sei diversa, hai un fottuto problema alimentare e orde di giovani rincoglionite ti adorano e ti imitano, cosi come altrettante aspiranti aspirapolveri hanno imitato ai suoi tempi Kate Moss, declino sociale in entrambi i casi. 

Esisteva un tempo in cui le persone usavano le parole giuste, quando mia madre mi raccontò candidamente del primo "negretto" che vide e incuriosita lo accarezzò, quando mia nonna parlando di un signore autistico che saliva sull'autobus con noi, diceva "Lelle è solo handicappato, non ti spaventare se ti abbraccia", quando le persone non sbandieravano i loro problemi per trarne un conforto fittizio.
Ma sopratutto quando non c'era il diritto di sentirsi offesi per un termine che identifica una categoria di cui si fa parte perchè questo non implica un giudizio ma un semplice riconoscimento.
Non esistono parole cattive. 


(Scritto da una nana malefica)

venerdì 29 luglio 2016

Maledetti Bambini

"I bambini sono come il cemento umido, tutto quello che li colpisce lascia un’impronta"
(Haim G. Ginott)

E ammetto che mi piacerebbe molto colpire un bambino in modo da lasciargli la mia impronta, un 35 scarso dritto in faccia. 

Odio, detesto, aborro i bambini, in tutte le loro forme e sfumature. Sono repellenti. Li ho sempre schifati fin da quando io stessa ero una bambina e non capivo cosa cazzo ci fosse di così bello nella gioia dell'essere un bambino, niente era bello per me, ritenevo stupidi i miei compagni di scuola le loro frivolezze le ho sempre considerate una perdita di tempo. Non puoi avere un opinione, tutto quello che dici non è interessante e vale relativamente poco a meno che non accusi un adulto di averti molestato indicando i punti cruciali su un pupazzetto. Crescendo la situazione non migliora, ti fanno credere che tutto sia "il periodo più bello della tua vita" infanzia, adolescenza, maggiore età, giovinezza..
STRONZATE, 
STRONZATE AL QUADRATO, 
STRONZATE AL CUBO. 
Li ho sempre odiati, senza cognizione di causa, non ho mai passato più di dieci minuti con un bambino da odiare e solitamente succede quando sono in luoghi pubblici quali, poste, supermarket, ristoranti, aerei, li detestavo per quel quarto d'ora poi ho sempre avuto, fortunatamente, la possibilità di allontanarmi da loro e riprendere concentrare il mio odio su qualcos'altro. 
Ma da un po' di tempo a questa parte, ho avuto la funesta occasione di conoscerli meglio, queste creature immonde.
Ebbene, la stessa donna che ha osato mettermi al mondo ha deciso di intraprendere nel pieno della senilità e nell'utopia pensionistica, di fare da balia a due esseri repellenti che non sono in nessun modo legati alla mia parentela. Quest'ultimo fatto rende ancora più sgradevole la presenza dei due scarti uterini alla mia tavola. 

Ma partiamo dal principio, dalla gravidanza, da me considerata la prima malattia venerea e anche la più irreversibile. Non ho mai capito le congratulazioni fatte alle donne che ospitano nel loro utero per nove mesi un abusivo, trovo la cosa ridicola e sconfortante, perchè devo congratularmi con te per essere riuscita a farti fecondare come una qualsiasi bestia da allevamento? Quali ricercate capacità servono per restare gravide? Hai forse conseguito un attestato dopo lunghi e faticosi studi per giungere a quel risultato? Quello di tenere un ammasso di cellule elefantiformi che dopo una lunga cottura diventano un essere umano, che potrà essere o no uno stronzo, magari l'ennesimo coglione che parcheggia la sua smart di merda come se fosse un motorino, magari l'ennesimo raccapricciante idiota che cerca di scavalcare la fila alle poste dicendo "devo solo spedire una raccomandata", magari l'ennesimo testa di minchia che un domani feconderà un altro utero impartendo al futuro idiota gli insegnamenti del cazzo ricevuti a sua volta?

Perchè devo congratularmi con te, femmina dalla forma sferica, pensi che ti sia dovuto un plauso per delle capacità che sono insite nella tua natura tanto quanto respirare? E se capiti davanti ad un cassonetto, non è forse naturale trattenere il respiro? E per questa fatica pneumologica vuoi un cazzo di premio forse?  Non stai facendo nulla di utile per la società, potrei dire anzi, che stai contribuendo al declino di essa, senza azzardare ipotesi, uno spazzino è più utile di te nel vivere civile, lo spazzino svuota il cassonetto dove io domani butterò la mia mondezza, evitando l'accumulo e la conseguente apnea statica che si ha ogni volta passi davanti ad un contenitore per i rifiuti puzzolente. 
In questa metafora, lo spazzino è l'evoluzione, tu sei il cassonetto gravido. 
Allora facciamo gli auguri anche a chi beve come un corsaro per 30 anni e si ritrova con la cirrosi epatica all'ultimo stadio: "CONGRATULAZIONI, TANTI, TANTI AUGURI! e dimmi a che punto è corroso il tuo fegato, ooohw che cosa bella, una nuova vita che si forma spontaneamente dentro di te dopo che l'hai cercata per così tanto tempo, a quando la dipartita?" 
Congratuliamoci anche con ogni bestia che fa 7 figliate da 12 cuccioli, e non merita forse un oscar la zanzara che ogni giorno produce 6000 uova feconde che una volta schiuse diventano 6000 nuove vite sulla terra? 
"La magia della creazione"
Magia un cazzo, congratulatevi piuttosto, con chi consegue una laurea con il massimo dei voti per poi impilare patatine fritte in un fast food, fate gli auguri a chi ha fatto qualcosa nella vita per meritarseli, ai chirurghi che salvano le vite, agli spazzini che svuotano i cassonetti, al meccanico che vi aggiusta la macchina, agli avvocati che vi salvano il culo nel momento del bisogno o ai giudici che emettono le giuste condanne, fate le congratulazioni al salumiere che riesce ad affettare la mortadella in maniera talmente sottile da essere marmorea e trasparente. FATEGLIELI I COMPLIMENTI A QUEI CAZZO DI SALUMIERI. 
Ma sopratutto fate le congratulazioni a chi riesce a NON fare i figli, chi ragiona per prevenire quel tipo di malattia globale, chi ci pensa, e prima di farsi igroppare avvolge il cazzo nel cellophane, perchè la vera evoluzione è la prevenzione. 

E dunque, per tornare al discorso di mia madre che fa da baby sitter al frutto dello sperma di qualcun'altro, ci sarebbe da analizzare una quantità infinita di situazioni raccapriccianti, partendo dal fatto che il bambino non ha la concezione che qualsiasi cosa dica è INUTILE E SUPERFLUA, ma ti interromperà ugualmente per dirti quello che per lui non è considerata un ovvietà, "alcuni cani sono marroni" già, proprio così bimbo.. pensare che tua madre ha fatto 16 ore di travaglio e ora quando corre le applaudono le pareti vaginali, e tutto per la gioia di sentirsi dire questa frase, magari nel mezzo della sua udienza per il divorzio. 
Puzzano, ebbene si, i bambini sono inversamente proporzionali all'igiene. Emanano un odore rancido di sudore, flatulenze e altre cose letali al sistema olfattivo, E NON VOGLIONO LAVARSI, sono idrorepellenti, odiano l'acqua e il sapone, preferiscono emanare un odore che ti porterà irreparabilmente ad odiarli pur non conoscendoli e non dite "ah no, mio figlio è molto pulito" MA NON DIRE STRONZATE, tuo figlio è pulito quanto il tuo cane e quindi no, non è pulito, è semplicemente che ti sei abituata a quell'odore disgustoso, come chi lavora alla nettezza urbana e prima o poi si abitua all'odore di fogna misto merda. 
E poi sono stupidi, molto stupidi. 
Copri presa per bambini stupidi che rischiano di morire folgorati, copri angoli per i mobili appuntiti perchè altrimenti i bambini stupidi correndo possono sbatterci e rompersi la scatola cranica, medicinali e farmaci con tappi sempre più blindati per evitare che il bambino stupido decida di immolarsi come Marilyn Monroe, e poi diocane quando ti serve aprirli devi chiamare Hulk Hogan. 
E poi ci sono i trasporta bambini, che sono sempre molto semplici da aprire e richiudere, passeggini, carrozzine, seggiolini, seggioloni, marsupi, girelli, tricicli e per poterli utilizzare devi prendere l'attestato in ingegneria aerospaziale, e non devi mai, mai farti prendere dalla rabbia, perchè se ti dovesse scappare un 'RCAMADONNA, tuo figlio che non ha mai ripetuto un cazzo di quello che cerchi di insegnargli, in quel momento si trasformerà nel più abile favellatore, andando in giro a ripetere "rcamadonna" a tutti quelli che incontrerà. 
I bambini sono inappetenti, o almeno io ricordo così da quando ho memoria, la mamma che prepara la pastina con le verdure e il bambino si rifiuta di mangiare, perchè nella sua idiozia infantile non capisce che se non mangia MUORE, se è più magro del normale verrà affidato ai servizi sociali e tu, madre che passi 7 ore in cucina a frullare il minestrone che tuo figlio non mangerà, sarai additata e condannata come "peggior madre dell'anno". 
I bambini di oggi invece sono obesi fin dalla tenera età della prima pappa, abbiamo sostituito il liofilizzato di vitello con un hamburger del fast food e verso i 6/7 anni, questi esseri raggiungono il peso approssimativo di un capodoglio. 
Poi ci sono i paradossi, quei bambini che sono obesi ma non mangiano niente e tu puoi solo chiederti come cazzo sia possibile che l'adipe abbia attecchito così bene su di loro, se si rifiutano di mangiare anche le cose più buone? 
Ho visto con i miei occhi, un bambino di 7 anni che pesava 55 chili, (ciò significa che io che ne ho 27, per raggiungere il suo peso ho bisogno ancora di una cassa d'acqua e un cane morto) che infilzava il raviolo mangiando solo i bordi di pasta per lasciare il ripieno nel piatto, sostenendo che gli faceva schifo. Per quale oscuro motivo sei un ammasso informe di grasso e pelle in eccesso, se ti fa schifo qualsiasi cosa? ORA SPIEGAMELO.
Sarà forse che quella ritardata che ti ha messo al mondo ti ha nutrito di merendine e altre schifezze piene zeppe di conservanti in modo che quando morirai il tuo corpo resterà conservato sotto formaldeide, una reliquia eterna che non vorranno nemmeno i vermi, praticamente una busta di plastica. 
Poi c'è l'incoerenza genitoriale, che è un deficit che si acquisisce solo dopo il parto, perchè durante la gestazione è un continuo rinnegare; "No, mio figlio farà tanti sport, non diventerà un rincoglionito davanti alla TV, mio figlio sarà un campione, mangerà sano e vivrà all'aria aperta. E io sarò un ottimo genitore, risponderò a tutti i suoi perchè, gli spiegherò quali sono le cose importanti della vita, che odiare il prossimo è un male e non gli dirò mai di no, perchè è una parola sbagliata e negativa" 
Ed è un ragionamento che fanno tutti, TUTTI i futuri genitori, poi inizi a dormire 8 ore in una settimana, i tuoi vestiti puzzano di vomito al latte, vivi nella merda e nelle urla isteriche di quel piccolo mostro, non mangi più, ti limiti a consumare il pasto sul lavandino velocemente, ingurgitando quello che non ha mangiato tuo figlio senza masticare come un pellicano e sarà in quel momento che sbotterai: "DIOCANE MATTEO, GUARDA LA TV, MANGIA QUELLE CAZZO DI PATATINE  E STAI ZITTO" 
E tuo figlio ti farà domande su qualsiasi, DICO QUALSIASI cosa; perchè il cielo è blu? perchè anche il mare è blu? perchè il cane fa bau? perchè piove? E non si accontenterà mai delle risposte, MAI. Ad ogni perchè, seguirà un altro perchè, e all'inizio sarà tutto molto bello e divertente, "la curiosità dei bambini", poi inizierà a chiederti perchè quei due uomini si baciano? perchè quello ha la pelle così nera? perchè quel signore che siede per terra chiede dei soldi? perchè esiste la guerra? E tu che sei un inetto di merda non saprai cosa rispondergli e scaricherai la colpa su chi ha deciso di vivere una vita diversa dalla tua, liquidando la questione di figlio e ponendola come problema globale "come farò a spiegare al mio bambino cosa sono i gay?" 
SONO CAZZI TUOI, TU HAI DECISO DI METTERE AL MONDO QUELLA COSA E ORA SARAI TU A RISPONDERE A TUTTE LE SUE DOMANDE DEL CAZZO. Prendetevi le vostre responsabilità dal momento che avete deciso di inseminare o farvi inseminare, non sono gli altri a dover limitare la propria natura, siete voi a dover insegnare a quell'aborto mancato che la vita è anche ingiustizie, guerre, sangue, dolori, uomini gay che si baciano, che si sposano, negri che ti chiedono un aiuto, cinesi con occhi a mandorla e indiani che portano il velo, ed è tutto NORMALE.
Ciò che non è normale è l'ultima tendenza genitoriale di non far vaccinare i propri figli perchè potrebbero crescere ritardati.. Siete voi a crescere quei bambini, ormai sono condannati ad essere dei ritardati per il resto della loro vita, perchè hanno il 50% del vostro DNA idiota e il restante 50% di quell'idiota che vi ha aiutato in questo esperimento, tuttavia non condanno questa nuova usanza, e con la mia ineccepibile logica vi spiego anche il perchè, due parole: SELEZIONE NATURALE. Tuo figlio non è abbastanza forte da superare il morbillo perchè TU hai scelto di non vaccinarlo? Un bambino di merda in meno sul pianeta terra, che è già pericolosamente sovrappopolato. 

Evitare tutto questo è possibile:




E per logica, se non potete permettere una vita agiata e felice alla vostra prole, sappiate che un pacco di preservativi costa 7 euro, mentre garantire un tenore di vita consono al vostro pargolo, ha costi incalcolabili. Quindi se siete con le pezze al culo non potete cagare 10 bambini e poi chiedere aiuto perchè "non hanno da mangiare" dovevate, pensarci prima. Mettere al mondo dei figli, è la più grande ingiustizia che possiate fare, tutto ciò è dettato dal vostro puro egoismo, vostro figlio non vi ha chiesto di essere messo al mondo, e per tutte le gioie che potrebbe regalarvi vi scaricherà altrettanti dolori, e in più romperà il cazzo FINO ALLA FINE DEI VOSTRI GIORNI. 
Vi sentite soli? Prendete un cane, durano meno. 



-Elle-

martedì 12 luglio 2016

La storia di Tom

"Nessun esperimento è mai completamente fallito: può sempre servire da esempio negativo." 
A. Bloch


Era una brutta giornata, come tutte quelle che accompagnavano la vita di Tom, tutto attorno a lui gli faceva più schifo del solito, nonostante fosse seduto davanti una delle piazze più belle del mondo, o cosi era definita, piazza Malostranskè. 
Questo Tom lo sapeva, ma non gli interessava. Dentro di se sentiva solo spazzatura e tutto il pattume che sembrava possederlo, lo circondava accompagnandolo nella sua vita, da sempre.
Un tempo aveva amato Praga, era la che aveva deciso di stabilirsi quando la sua vita sembrava ancora essere accompagnata da una piccola stella luminosa che lui chiamava Sara, aveva amato quella stella e aveva amato lei.
Ogni volta che Tom si perdeva nei ricordi sprofondava nell'oblio, non che il pensiero della persona amata fosse doloroso, il livello di apatia era talmente alto da averlo consumato dentro, piuttosto per l'orribile sensazione di riuscire ancora a ricordare.
Aveva annullato se stesso pur di non provare più sentimenti e c'era riuscito, distaccandosi completamente da ogni attrazione empatica, sopravvivendo come gli era possibile nutrendosi degli scarti che trovava nei cestini pubblici, aspettando l'assoluto giorno della sua dipartita sulle panchine del parco, pensando alla morte non come un traguardo ma come una vittoria.
Tom non voleva morire ma non voleva neanche vivere, semplicemente non voleva niente. Non gli interessava prendere parte alla vita al punto da togliersela e allo stesso modo, prendere parte alla morte regalandogli un anima in più da accogliere sotto il mantello nero, Tom non aveva chiesto di essere messo al mondo e questa era una delle poche cose che ancora lo faceva incazzare, l'impotenza decisionale sulla sua nascita.
Riconosceva di essere al mondo, inserito in una società di cui non faceva parte, non ricopriva nessuna carica, non svolgeva alcun ruolo, si limitava a vagare per Malá Strana come un ectoplasma e ci riusciva talmente bene che nessuno si accorgeva di lui. 
Dato si che era completamente invisibile agli occhi degli altri, fu facile per lui distaccarsi da ogni piacere o dispiacere, non provava ira, ne freddo, non sentiva il calore del sole sulla pelle tanto meno la fame, era il nulla. Per quanto vivesse in un posto popolato prevalentemente da turisti l'abbondanza di facce nuove non gli interessava, cosi come a suo tempo non gli erano interessati gli abitanti del luogo.
Il fatto di non sentire più niente lo annoiava e la noia stessa era detestabile, il disgusto che lo attanagliava era ormai per se stesso, quasi provava invidia quando si limitava a odiare solo quello che lo circondava, le famiglie felici che immortalavano un ricordo sotto la colonna della peste dove si erige la spettacolare chiesa di san Nicola, gli facevano schifo quelle espressioni del cazzo impresse su una macchina digitale, cosi come a suo tempo gli avevano fatto schifo impresse sulla cellulosa.
Tom un tempo era un poeta, non perché mettesse in rima sonetti con aspettative da pubblico pagante, decantava la morte e le atroci sofferenze, il dramma lo appassionava da sempre ma nessuno vuole sentire di presagi oscuri, falci giustiziere o di ultimi rantoli persi buio, finché anche quello gli aveva fatto schifo, un enorme perdita di tempo, non che potesse giudicare il tempo prezioso, quanto che le sue stesse parole non fossero destinate a quel pubblico e a nessuno in generale.
Solo quella piccola stella luminosa era l'unica che pareva si ritrovasse nelle parole di Tom. L'aveva conosciuta durante una serata al café degli artisti, il piccolo circolo letterario frequentato da lettori della domenica e nostalgici, la sua fortuna era stata incontrarla prima che anche quel posto iniziasse a stomacarlo, passava di là tutti i giorni prendeva un infuso e restava finché non era il turno di Tom, si perdeva nelle sue parole nuotando negli abissi della psiche come un pesce, si immergeva nelle poesie, il dramma vomitato sul palco ricolmo di sofferenza e odio era per lei puro nutrimento.

E  ancora, il solo pensiero era un tormento.
La sua vita, pensare che un tempo aveva amato lei, la poesia e che una delle due altro non fosse che la proiezione della prima, un ombra, la simbiosi.
Quanto si faceva schifo quando ricordava, passava ore intere a farsi schifo e nel frattempo scendeva la notte e il cielo si popolava di stelle, passava altrettante ore a guardarle provando ad odiare anche loro, non ci riusciva mai.
Ma quella notte mentre Tom scrutava il blu, qualcosa nell'ordinato sistema solare si smosse portandosi dietro una luminosa scia morente, cadendo nel vuoto più assoluto fino a sparire per sempre. Per quanto impassibile e addestrato a trattenere i ricordi, Tom precipitò nel baratro, lasciandosi cullare dall'unica cosa dolce che ancora riusciva ad assaporare, ciò che fu di Sara anche se questo l'avrebbe portato ad una terribile disperazione postuma, avendo calcolato che dopo le sue rimembranze nulla sarebbe stato più confortante.
La sua pelle profumava di mare e questo lo faceva viaggiare senza muoversi dal tavolo, avrebbe riconosciuto quel profumo tra mille al mondo, il suono gutturale che faceva spontaneamente quando beveva il thé a grandi sorsi mentre si lasciava trasportare dalle poesie. 
Tom non ripercorse i ricordi in maniera ordinata era un uragano di sentimenti senza senso logico, persi nello spaziotempo, era sangue e subito dopo sesso, come se fossero stati nella più bella spiaggia mai visitata senza lasciare Praga, era il brivido fresco sulla schiena che ti fa intirizzire la pelle e allo stesso tempo il fiato caldo sul collo. Lei era tutto e questo faceva di lui il compagno del tutto, a portata di mano c'era la bellezza che aveva sempre cercato e se pure cosi distante e impalpabile, riusciva a sentirla come l'umidità che preannuncia la pioggia.
Scorreva nelle sue vene l'ultima immagine di Sara, distesa inerme e priva di vita, uccisa da quel male che portava il suo stesso nome. Perché aveva deciso di togliersi la vita? Questo Tom non lo capiva, per quanto i suoi tentativi di salvarla fossero stati tempestivi non era riuscito a fermare il fiume di sangue che sgorgava dai polsi e l'aveva vista spegnersi come quella stella lontana immersa nel cielo più profondo.
Come avrebbe potuto sopportare tutto questo? Era la domanda più logica eppure fino a quel momento non se l'era mai posta. 
Sarebbe mai riuscito a cancellare l'immagine indelebile degli occhi della sua amata, che da vitrei si trasformavano in fioche luci opache, mentre con tutta la forza che aveva in corpo, premeva i polsi candidi per evitare che il sangue fuori uscisse a fiotti di lunga gettata. 
Aveva fallito miseramente, il suo desiderio di rimediare alla morte in quel momento fu il più forte sentimento mai provato e si sarebbe strappato via il cuore dal petto pur di farla vivere ma non era servito a nulla. Lei era andata via per sempre, traghettata da Caronte nelle tenebre per non fare più ritorno alla luce.

Ora che si era svegliato da quel sogno terribilmente meraviglioso, sapeva che nient'altro nella sua inutile esistenza sarebbe stato confortante e improvvisamente provò una sensazione che credeva di aver dimenticato, la sofferenza, il dramma cosmico che un tempo lo accompagnava nei suoi spettacoli, la fame quella che non provava da anni, la sete che gli asciugò la gola facendogli seccare le labbra con frastagliate screpolature.
Tom non decise cosa era meglio per lui, non si interrogò nemmeno su quanto stava già mettendo in atto, si limitò ad estrarre la lama e recidere il ventre, sperando di onorare come un samurai l'ultima immagine di se per fa fronte alla vergogna che lo divorava dentro.
Era il tredicesimo giorno del settimo mese quando si squarciò le membra addominali con un unico colpo di daga, trasportato da tutti quegli orribili sentimenti repressi nel corso degli anni, lo stomaco devastato dal colpo rigurgitò le viscere sul pavimento marmoreo, come una pentolaccia presa a bastonate che lascia cadere le delizie al suolo, ma quelle non erano delizie erano solo le budella di Tom, ora che aveva onorato se stesso e il ricordo di Sara, l'unica altra cosa che spontaneamente fece, fu raccogliere i suoi resti, portandoli alla bocca per nutrirsi della cordula purpurea che un tempo faceva parte di lui.
"Fa un po' male" 
Non riuscì a dire altro mentre piegato sulle ginocchia si accasciava lentamente, quanto mai sorpreso nell'appurare che riusciva ancora a provare una sensazione fisica. 
Fagocitava le sue stesse interiora come un cane affamato, ingoiava la carne dilaniandone i nervi con i denti, affondò le dita più e più volte nella cruda matrice che potava dentro la pancia, non volendo disperderne neanche un pezzetto si affogò nel suo stesso sangue, svenendo nel caldo liquido che lo aveva tenuto vigile sul mondo. 
Quel mondo che tanto odiava ma al contempo gli aveva regalato Sara, quel mondo che disprezzava ma lo aveva accolto tra le sue braccia, la notte come rifugio da tutto il suo malessere, le stelle su Praga non erano mai state così luminose era tutto poesia intorno a lui, quell'amore perso anni fà, prima di cedere al nichilismo che era stata la soluzione più semplice per evitare le delusioni dell'esistenza umana. 
Fu solo in quel momento, poco prima di lasciare la mano della vita materna, che finalmente Tom si sentì felice e in pace. 

Avvolto dalle tenebre nel cupo mantello del lutto, la morte lo prese tra le sue braccia stringendolo come premurosa balia stringe un innocente, baciato per l'ultima volta dall'unica Dea che avesse mai rispettato e temuto, dolce mietitrice di anime, così severa eppure così giusta. 


Elena 13/07/2016

venerdì 15 aprile 2016

Manicure e merda di cane.

Lo so vi state chiedendo perchè.
Semplice, è un associazione matematica che viene spontanea ogni volta che vedo una femmina che porta a spasso il cane e quest'ultimo puntualmente caga sul marciapiede, come sono soliti fare i cani.

La reazione della femmina è sempre la stessa in qualsiasi situazione;

1) L'imbarazzo, sanno che dovranno raccogliere il contenuto intestinale del loro amico cucciolo ma se potessero scegliere di lasciare lo stronzo sul marciapiede lo farebbero senza problemi, quindi si guardano intorno furtivamente.

2) La procrastinazione, perdono ore ed ore a cercare nello stargate che hanno al posto della borsetta, le bustine apposite per raccogliere la merda, una volta tirate fuori non sono mai semplici bustine bianche, brillantate rosa se il cane è dotato di passera, azzurrine con i disegni delle ossa se il cane ha il cazzo. Strategia di marketing per lucrare anche sulla merda dei cani.

3) Le dovute precauzioni, indossano la busta come se fossero chirurghi di E.R. medici in prima linea, evitando che l'epidermide abbia qualsiasi contatto con la merda o agenti patogeni esterni, ma puntualmente la busta si buca perchè le suddette femmine sono dotate di artigli alla Freddy Krueger che hanno decorato con nastrini, perline, brillantini, madonne, strass ecc.. ecc.. lunghe poco meno di mezzo metro.
(e hanno pure pagato per farsele, mah..)

4) Il dramma, una volta che la busta è bucata e l'unghia viene a contatto con la merda il passo dalla tragedia alla catastrofe è breve, di conseguenza loro guardano lo stronzo spappolato, il cane guarda la padrona e lo stronzo ...beh lo stronzo è stronzo non guarda nessuno, aspetta solo di essere raccolto o al massimo di liquefarsi con l'ambiente

5) La rinuncia, rendendosi conto che indossare un altra busta sarebbe una mossa inutile, perchè è come far fare ad Edward mani di forbice origami con la carta velina, rinunciano e corrono a igienizzarsi con amuchina, salviette profumate, fazzolettini,... rigorosamente buttando TUTTO A TERRA e rendendo il marciapiede un enorme mondezzaio, quando se si fossero fermate al punto °1 avrebbero lasciato un unico stronzo solitario senza rendere una cloaca tutta la strada.

In conclusione; Ragazze con la french manicure che portate a spasso il vostro french bulldog come se steste passeggiando sur les champs elysées siete pregate di raccogliere lo stronzo del vostro cane francese ogni qual volta che questo decide di cagare su un marciapiede perchè su quel marciapiede ci potrei passare io e poi sarei costretta a farmi pulire le suole da voi con le vostre unghiette minuziosamente pitturate.

La merda è merda, qualsiasi sia la nazionalità.


H.

mercoledì 13 aprile 2016

Presentazioni poco cortesi

"Questa è la storia di un uomo che cade da un palazzo di 50 piani. Mano a mano che cadendo passa da un piano all'altro, il tizio per farsi coraggio si ripete: "Fino a qui, tutto bene. Fino a qui, tutto bene. Fino a qui, tutto bene." Il problema non è la caduta, ma l'atterraggio"                          La Heine 1995 Mathieu Kassovitz

Ma questa è solo la citazione di un film. 

Quello che provo è quanto di più abominevole ci sia nel mondo; Odiare è un sentimento che viene spesso ricambiato, molto più dell'amore o di qualsiasi altra stronzata vi venga in mente, odiare mi fa bene, mi fa sentire viva. L'odio serve per dare un senso al conto alla rovescia che inevitabilmente porterà tutti alla morte. 
La coltre di merda che avvolge l'esistenza di tutti, in particolare la mia, ha finalmente trovato uno spazio per essere espresso. 
Considerate l'odio come forma d'arte e accettatelo perchè è l'unica ragione che mi spinge ad alzarmi dal letto per vomitare su queste pagine quello che provo è appunto L'ODIO. 

Se non odiate o non avete mai provato questo sentimento verso qualcuno o qualcosa, siete degli ignobili bugiardi e la vostra vita è tristemente noiosa, ma questo infondo lo sapete e sapete anche che se non vi rispecchiate in quello che scrivo, vi invito caldamente a cambiare blog, perchè nel mondo c'è fin troppa bontà espressa in miliardi di modi, ma questo non è il posto per voi, tornate negli arcobaleni di merda che siete soliti frequentare, tornate a guardare cani che dicono "mamma" su youtube, tornate a dare il buongiorno stronzo sui vostri social network con unicorni e cuori che brillano e vedrete che saremo tutti più soddisfatti, beh non io, io gradirei davvero che qualche pezzo di merda grezza si senta preso in causa e che leggendo le mie parole si offenda, pensando che possa avercela direttamente con lui, è così questa è una cosa personale e mi assumo tutte le responsabilità di ogni insulto e ogni ingiuria andrò a scrivere. 

Il problema però è solo vostro, perchè se vi sentite in qualche modo toccati è giusto che sappiate, che non me ne può fregare un cazzo. 



H.